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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, II, 73
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originale
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[73] In primis autem videndum erit ei, qui rem publicam administrabit, ut suum quisque teneat neque de bonis privatorum publice deminutio fiat. Perniciose enim Philippus in tribunatu cum legem agrariam ferret, quam tamen antiquari facile passus est et in eo vehementer se moderatum praebuit--sed cum in agendo multa populariter, tum illud male, 'non esse in civitate duo milia hominum, qui rem haberent'. Capitalis oratio est ad aequationem bonorum pertinens, qua peste quae potest esse maior? Hanc enim ob causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt. Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum urbium praesidia quaerebant.
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traduzione
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73. In primo luogo chi governa uno Stato dovr? badare a che ciascuno conservi il proprio patrimonio e non sia adoperata una decurtazione dei beni privati per opera dello Stato. Si comport? in modo pericoloso Filippo durante il suo tribunato, proponendo la legge agraria, che, tuttavia, egli permise facilmente che fosse abrogata, dimostrandosi in questo molto moderato; ma come nella sua attivit? disse molte cose in modo gradito al popolo, cos? fu dannosa quella sua affermazione: "Non ci sono nelle citt? duemila persone che abbiano una propriet? ". E' un discorso criminale, che porta al livellamento dei beni; quale peste pu? esser pi? rovinosa di questa? Soprattutto per questo motivo, cio? per conservare le propriet?, si sono costituiti gli Stati e le citt?. Infatti gli uomini si fossero riuniti in societ? per l'impulso della natura, tuttavia cercavano la protezione delle citt? nella speranza di difendere i propri averi.
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